elegia funebre per l’amico morto

tu che sorridevi alle avversità

col guizzo dorato

dei liberi imprigionati.

tu che avevi la dignità di avere paura

e il coraggio di fissarci negli occhi

la volontà di resistere alla fame, all’incuria

tu che non hai mai mangiato cinese.

restano le tue pinne sacre

mentre galleggi nella cucina sporca.

pesciolino rosso che nuotavi nel nostro coccio

che forse cercavi un fosso certo cercavi un fosso

io non so sei un eroe o una vittima,

un maledetto o un santo

certo non eri un koala.

rap dei quattro soldi

attendi pretendi straparli prometti e non mantieni seppur mi vuoi mai mi tieni, chissà che cosa puoi mi sembra strano ancora non riuscir a esser ciò che vogliamo. convinti perduti estremi delusi perennemente in crisi stesi fusi, io do potere e valore alla parola ora che ti ascolto fiaccamente perchè penso che la tua non vale niente.

le cose astruse che usiamo come scuse ci dividono piano piano, mentre noi poi ci fissiamo da lontano, stufo di pensare viaggiare gli astri interrogare, farà bene sostiene però per un po’ tornarsene al proprio mare.

recensione #6 ci giochiamo una cena che non è così

    • magari mi sbaglio

    • forse si è già compromesso troppo, ha bruciato troppe tappe, non ha saputo agire con discrezione

    • e ha perso quella cosa che tu hai ancora (non so ancora per quanto, perchè crescendo si perde)

    • ma tu , in fondo in fondo

    • per quanto tu voglia negarlo

    • secondo me ancora ci credi

    •  

    • persegui il tuo obbiettivo senza troppa scena

    • ti vai volentieri sottovalutare

    • ti fai volentieri sottovalutare

    • non te ne frega niente di farti vedere mentre corri

    •  vuoi farti vedere direttamente all’arrivo

dalla padella alla brace, poi di nuovo padella, poi di nuovo brace

la mia amica ha acquistato i cereali con l’uno percento di grassi, gli ho detto minchia sono cereali come cazzo pretendi di ingrassarci e poi ti mangi la merda, l’aspartame. mi ha dato dell’integralista, questa mangiaintegrali. lo senti questo vociare di scarafaggi per le strade, li senti dimenticare berlusconi, dimenticare le fogne in cui gettavano i loro voti, bestemmiare monti, invecchiare nei luoghi comuni. Lo senti il coro degli schiavi senza ventre nelle strade ragionare come comandano i padroni, con la fraseologia dei media mentre odiano i media, col qualunquismo dei potenti mentre criticano il potere. E dicono sono tutti uguali, tutti rubano alla stessa maniera, quando noi siamo tutti uguali e ci rubiamo l’anima da soli convinti di liberarci. E’ questo il paese dove la maggioranza non ha votato o ha votato silvio, è questo il paese della merda e siamo tutti sporchi. O tutti vittime e allora nessun colpevole, la senti la continuità del ventennio con la repubblica o non hai letto il gattopardo, le riconosci le squadracce di allora con la camicia non più nera, li riconosci i fascisti moderni o hai bisogno che si radino la testa e blaterino le loro puttanate in maniera esplicita.

nelle strade italiane i clienti che parlano male delle puttane  chiedono loro uno sconto  per la crisi.

E se le cicale hanno ruttato sul pasto dei vostri corpi che avete offerto con deferenza non vi salveranno certo i grilli.