e così siamo andati per le strade tortuose, senza scarpe senza destinazione. Ci siamo accostati alle montagne per sentirle borbottare e di Maometto non si vedeva che l’ombra di un querceto stagliata sulla grotta di Maria. E questo vagabondo che si appollaia sulle cime del niente sarà mica Gesù, col suo alito vinoso e le mani di un giocatore. A cavallo di un bue abbiamo risalito la cascata perchè non si dica che siamo pigri, noi che spostiamo la mente in un battito di farfalle, le farfalle che non si posano sulla frenetica agitazi one del tuo cuore. Mi sono accostato a te per sentirti borbottare parole fendenti, noi siamo stati una crociata immaginaria. Non credere che tutto questo non sia pane per profeti e che i maghi vadano a dormire tranquilli. C’è Geppetto che istruisce Giuseppe nella grotta del nostro spirito, gli spiega come infondere l’anima a un burattino qualsiasi e Dimaco al ciglio è un po’ inquieto, che non ha mai riconosciuto il figlio. Noi siamo le finestre che si affacciano sulle radure di qualche bosco tagliato e son rimaste solo le radure e noi piantiamo e seminiamo, ma il terreno quello non lo abbiamo mai rivoltato.
Mi sono accostato a te come un uomo al sole e non mi sono bruciato, come le metafore stanche che ritritano nella mescita di parole un po’ vuote della gente così triste che scrive per sentirsi importante. Si è spento il sole e ho realizzato di non aver mai smesso di cercare la sorgente di quel fiume che mai più risalirò.